Torna il rischio patrimoniale in Italia?

rischio patrimoniale italiaRecentemente si è tornati a parlare di tassa patrimoniale in Italia. I principali quotidiani italiani hanno ripreso i contenuti del rapporto “The Role and Design of net wealth taxes” pubblicato dall’Ocse che individua l’Italia come una delle principali nazioni dove questa imposta potrebbe esser applicata con successo. Qui la sintesi dell’Adn Kronos.

In questo caso l’imposta non sarebbe motivata dal far fronte alla disastrosa situazione del debito pubblico nazionale. Piuttosto l’Ocse individua la tassa patrimoniale sulla ricchezza come una soluzione per riequilibrare la situazione in quei Paesi dove l’ineguaglianza della distribuzione della ricchezza è elevata.

Ed è proprio l’Ocse a citare l’Italia  (insieme ad altri tre Paesi) come una nazione dove la disuguaglianza sociale è aumentata di più e dove la concentrazione di ricchezza verso l’alto è diventata sempre più evidente negli ultimi dieci anni di crisi.

“Il 43{cfaa4a40fd1a60bc21675abdbe42038c1fd85cb1b875307fe9a29967d6ec50ce} della ricchezza italiana è appannaggio del 10{cfaa4a40fd1a60bc21675abdbe42038c1fd85cb1b875307fe9a29967d6ec50ce} più ricco della popolazione”. Quindi, conclude l’Ocse: “uno dei modi per ridurre più velocemente i divari di ricchezza è l’imposizione della tassa patrimoniale”. In particolare la patrimoniale potrebbe funzionare ed essere più utile dove la tassa di successione non esiste e dove le imposte sui redditi sono particolarmente basse.

E’ evidente che la tassazione sui redditi in Italia non sia bassa, mentre la tassa di successione è sicuramente tra le più basse in Europa (ed infatti più volte nell’ultima legislatura si è proposto di alzarla).

Il rapporto dell’Ocse ha fatto molto rumore sui giornali, la notizia è stata messa ben in evidenza anche se è caduta poi subito nell’oblio offuscata dalle vicende politiche italiane. Ma proprio a causa della situazione politica attuale è utile non sottovalutare la notizia.

Il rapporto ha generato subito prese di posizioni da più parti. La Cgil, ma anche molti politici dell’area, l’hanno sostenuta ricordando che appoggiano “da tempo la proposta di una patrimoniale perché può ridurre le disuguaglianze sociali”.

Contrari Confindustria e Confedilizia che ricorda come in Italia ci siano già forme di patrimoniale. Cita ovviamente soprattutto Imu-Tasi, dimenticandosi del bollo sul conto corrente e sul dossier titoli che sono molto alti se rapportati ai tassi di interesse di mercato. Ma non sbaglia quando indica che “rimangono i soldi dei conti correnti e il risparmio finanziario, ma quelli, a differenza degli immobili, prenderanno il largo alle prime avvisaglie di un Governo che dia l’impressione di voler seguire suggerimenti così sciagurati”. Peccato che non tutti possono spostare in poco tempo i soldi all’estero.

Come detto quindi il problema è politico, vale a dire la composizione e l’atteggiamento del prossimo Governo. E allo stato attuale sembra sempre più probabile un accordo tra forze politiche pro tasse. Come riportato nell’articolo di Repubblica, l’accordo verterebbe su:

“Allargare il reddito di inclusione per azzerare la povertà assoluta in tre anni e potenziare le azioni contro la povertà educativa; introdurre l’assegno universale per le famiglie con figli, la carta dei servizi per l’infanzia e nuovi strumenti di welfare a favore dell’occupazione femminile, per ridurre le diseguaglianze e sostenere il reddito dei ceti medi; … Tagliare ancora il carico fiscale sul costo del lavoro a tempo indeterminato per favorire assunzioni stabili con priorità a donne e giovani, norme per la parità di retribuzione dei generi”.

Ci hai fatto caso? Sono per lo più misure totalmente redistributive (le stesse ragioni indicate dall’Ocse per introdurre una patrimoniale) che ovviamente necessitano di numerosi fondi. Non facili da trovare in un paese che già tra qualche mese dovrà fare una manovra correttiva di 20 miliardi (2-3 per lo sforamento già denunciato dalla commissione europea con l’ultima manovra finanziaria, altri 3-4 per il buco delle banche venete recentemente segnalato dalla UE e altri 15,7 miliardi per evitare lo scatto dell’aumento dell’Iva). Impopolare? Con la scusa del bene pubblico, dell’aiuto ai poveri  etc. e la necessità di trovare risorse in poco tempo, si fa presto a giustificare tutto.

Un po’ di preoccupazione quindi deve venire. Non a caso pure Altroconsumo Finanza, nell’ultimo editoriale di questa settimana, segnala il forte rischio di reintroduzione dell’Imu e di aumento dell’imposta di bollo sui titoli attualmente allo 0,2{cfaa4a40fd1a60bc21675abdbe42038c1fd85cb1b875307fe9a29967d6ec50ce}: “… Terzo temo l’aumento del bollo sul conto titoli. Che fare se tutto questo accade? Fuggire all’estero?”.  E forse ancor più preoccupante, come indicato nell’articolo, è il comportamento delle banche italiane, visto che partono da informazioni privilegiate: pure  i fogli informativi delle banche sembrano scontare il rischio di aumento.

Come già scritto nel precedente articolo, il maggior rischio per il tuo patrimonio è di sottovalutare i rischi.

ps. tanto per far capire come il rischio sia reale, proprio quando abbiamo pubblicato l’articolo, anche l’FMI ha indicato la patrimoniale come soluzione ideale per il debito italiano. Come vedi ormai sono in molti che premono e non appena si tornerà a livelli di volatilità più alta, la spinta sarà fortissima.

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5 commenti su “Torna il rischio patrimoniale in Italia?”

      • Il mio dubbio dopo che ho letto questo post è questo:
        sono stato già in Svizzera ( a Lugano ) ad informarmi sui vari conti correnti che potevo aprire , guidato la vostra guida, e tutti i bancari mi hanno detto che quello che viene trasferito va comunque dichiarato. Se tutto questo va dichiarato , la somma depositata all’estero comunque va tassata lo stesso. Quindi non si rischia che anche aprendo un conto in Svizzera la tassa patrimoniale va pagata lo stesso ? E per di più si dovrebbe pagare anche eventuali tasse in Svizzera se aggiunte in seguito da leggi (eventuali) più le spese di tenuta conto?

  1. Per non parlare del ritorno alla Lira.
    Ora non ne parla apparentemente più nessuno, ma appena i mercati riprenderanno il tiro al piccione sui nostri BTP, voilà ecco la ricetta pronta per avere botte piena e moglie ubriaca.
    Se non che l’unico a guadagnarci sul serio sarà lo Stato che attuerà così una patrimoniale con l’approvazione di una buona fetta della popolazione: disoccupati e piccoli imprenditori.
    I risparmiatori a reddito fisso saranno invece gli agnelli sacrificali.

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