Guerra, elezioni, aumento tassi – quali rischi per l’Italia?

E’ inutile dire che è un periodo molto complicato per l’Italia e l’Europa. Dopo il covid, l’economia sembrava ripartire e subito è arrivata la mazzata della guerra. Covid, crollo Pil, aumento esponenziale della spesa pubblica, guerra e inflazione hanno caratterizzato questi ultimi anni, ma solo ora, in vista delle elezioni, si torna a parlare di rischio Italia.

Partiamo dal presupposto. Come sta oggi l’Italia? Se guardiamo ai fondamentali, non certo bene. Anzi tutti oggi sono peggiori del 2011 quando si sfiorò il default.  L’indicatore più significativo, il rapporto tra debito pubblico e Pil, è schizzato ben oltre il 150{cfaa4a40fd1a60bc21675abdbe42038c1fd85cb1b875307fe9a29967d6ec50ce}. Molto più alto di quello di 10 anni fa. Ma a dire il vero anche prima del Covid era più alto. 

Lo stesso Pil del resto è poco sopra quello di 10 anni fa, l’Italia viene infatti da anni di lenta crescita. E anche gli sbandierati aumenti del 2021-2022 non sono altro che il rimbalzo del crollo del 2020 (-9{cfaa4a40fd1a60bc21675abdbe42038c1fd85cb1b875307fe9a29967d6ec50ce}) e dell’effetto di investimenti pubblici o parapubblici che non possono durare in eterno. Ci riferiamo ai tanti bonus, al 110{cfaa4a40fd1a60bc21675abdbe42038c1fd85cb1b875307fe9a29967d6ec50ce} edilizio o allo stesso Reddito di Cittadinanza ampliato a milioni di persone.

E’ chiaro che sono misure che aumentano il Pil. Il problema è: sono buona spesa? Perché la spesa pubblica è buona se ha un effetto trascinamento, metto 10 e nel tempo genero una crescita di 20. Ma appare evidente che molte delle misure adottate dall’Italia in questi anni, sebbene paradossalmente pure con il benestare europeo (e qui si vede come l’UE sia un ente più politico che amministrativo) abbiano una visione di breve termine. Finiti i soldi per i bonus, resterà ben poco. Il reddito di cittadinanza produce assistenzialismo e non spinta al lavoro, anzi semmai spinge il lavoro nero. Il 110{cfaa4a40fd1a60bc21675abdbe42038c1fd85cb1b875307fe9a29967d6ec50ce} edilizio, la cui spesa già ammonta a quasi 50 miliardi (circa due finanziarie in tempi normali) sta drogando il mercato, ma quando finirà si rischia un blocco del settore con la chiusura di tante imprese e perdita di posti di lavoro.

A differenza della visione comune dei giornali italiani, dal nostro punto di osservazione svizzero, non ci sembra che la spesa pubblica italiana abbia fatto grandi passi avanti in tema di crescita. Certo, quando hai tanti soldi, facile invetire e produrre crescita. Ci riuscirebbe anche il governo dei peggiori, per parafrasare un brutto termine abusato in Italia. Anche molte spese del PNRR si riducono a investimenti pubblici di corto respiro. E nel frattempo in Italia non è stata fatta una riforma che si possa definire tale.

Un paese in stallo all’interno di un continente che non è da meno. L’Europa di oggi paga il dazio del paese guida, la Germania che ha coltivato una visione prettamente mercantilista (esportare esportare esportare) senza visione geopolitica. Favorendo Cina e Russia a discapito dei paesi comunitari.  Nel libro Europeisti o Sovranisti viene descritta la politica europea degli ultimi anni anticipando proprio i problemi che oggi il continente presenta: dipendenza dalla Cina per alcuni prodotti fondamentali  (pannelli fotovoltaici, batterie e materie prime per produrle, microprocessori etc.) e dalla Russia per le risorse energetiche e altre materie prime. Quando ti metti nelle mani di altri pensando solo al commercio, altri paesi che invece hanno una visione geopolitica da potenza e per cui l’economia quindi è un mezzo ma non il fine, questi sono i risultati.

Quali risultati? Sono sotto gli occhi di tutti. Per quanto sia giusto  porsi dalla parte dell’Ucraina invasa, abbiamo lasciato il coltello nelle mani di Putin. La Russia potrebbe uscirne perdente, ma l’Europa non sarà vincitrice, comunque vada. Gli ingenti costi pagati da cittadini e soprattutto aziende per l’energia e la transizione energetica faranno perdere competitività. A molti infatti non è chiaro che il prezzo del gas, per esempio, non è così alto in Usa o Asia.  Addirittura recentemente la Cina ha rivenduto all’Europa gas GNL acquistato negli Stati Uniti, in pratica ha fatto la cresta sul differenziale del prezzo.

Perché tutta questa lunga premessa che può sembrare fuorviare dal tema? Perché anzitutto per capire la situazione italiana bisogna capire la situazione europea. E sapere che eventuali tempeste finanziarie sono figlie della situazione politica continentale. Nel 2011 non c’era una crisi dell’Italia ma una crisi del debito sovrano, figlia della crisi del debito delle banche (anche questo ben spiegato in Europeisti o Sovranisti ) che coinvolgeva molti paesi UE, i cosiddetti PIIGS. Da anni la situazione finanziaria dello Stato italiano è pure peggiore però come si è visto non è successo nulla di eclatante.

Ora però c’è un altro cambiamento all’orizzonte, la fine della politica monetaria accomodante della BCE. Ciò si traduce nell’aumento dei tassi di interesse, che colpisce ovviamente un paese debitore come l’Italia, e nella riduzione/conclusione dell’acquisto di titoli di stato.

Tutto questo peserà sull’Italia riportandoci al 2011?  I giornali purtroppo tendono a avere una visione politica e poco informativa. Solo ora si riscopre lo spread, dopo la caduta del governo Draghi e le elezioni che probabilmente porteranno a un nuovo governo non in linea con i precedenti. Ma questi sono in realtà dettagli, perché quello che conta è la sovradimensione nazionale.

Come detto nel 2011 la crisi investì molti paesi europei e poco prima aveva investito le banche dei principali paesi europei (Francia, Germania, Olanda, Regno Unito).  Non era quindi un problema esclusivamente nazionale. Pensar che fosse solo figlio del governo in carica è un po’ come chi accusa il governo dimissionario di averci portato l’inflazione a quasi il 10{cfaa4a40fd1a60bc21675abdbe42038c1fd85cb1b875307fe9a29967d6ec50ce}. Vale a dire guardar al governo nazionale per una situazione che ha origini e dimensioni più ampie.

Non significa che non ci siano colpe nazionali ma che l’elemento più importante da guardare è la situazione europea e globale. E com’è ora la situazione europea? Pessima, nel senso che dopo il crollo del Pil per la pandemia, ora si ritrova scoperta sia per la malagestione della globalizzazione (assenza di produzione interna di batterie e microchip e dipendenza dall’esterno per molte materie e prodotti) che per la guerra, con l’aumento dei costi energetici.  L’Europa era già il continente con crescita più lenta, è stato il continente economicamente più impattato dal Covid e ora è chiaramente quello più esposto alla guerra. Sono tutti fattori che nel medio-lungo periodo si faranno sentiere e cambiano la storia, accelerando quel processo di passaggio già in atto da anni verso est.  Ma salvo shock estremi le conseguenze non si vedreanno subito, saranno più veloci che in passato ma ci vorrà sempre tempo.

Quello che ci sentiamo di dire è che il cambio di governo non avrà grossi impatti anche perché difficilmente verranno azzardate dichiarazioni simili a quelle grilline degli anni scorsi.  Ma soprattutto, paradossalmente ora l’Europa non si può permettere una crisi finanziaria italiana (che poi in realtà giocoforza coinvolgerebbe altri paesi), per tale motivo sono scarse le probabilità che ci sia. Finché ci saranno problemi ben più grossi, non ci saranno problemi per l’Italia.

Questo non vuol dire che la situazione sia tranquilla. Per es. finita la guerra e venuto meno il PNRR, alcuni stati europei potrebbero riportare l’attenzione all’equilibrio economico-finanziario (riportando in auge i principi contabili oggi sospesi che l’Italia al momento non rispetta). Oppure ancor peggio, la situazione europea peggiorerà a tal punto per cui ogni paese, in particolare quelli più forti,  andrà per suo conto nel tentativo di salvar la propria economia da una grave recessione.

In sintesi l’Italia potrà aver problemi quando saranno passate le attuali tempeste per cui si potrà affrontare/creare un altro problema, oppure qualora i problemi europei diventino talmente grandi da metter in gioco la UE stessa (incluso l’Euro). Non vediamo quindi problemi nel breve, al di là che i tassi sui Btp sicuramente aumenteranno. Ma visto che i problemi del passato sono sempre presenti, anzi peggiorati, prima o poi torneranno alla luce.

Consiglio la lettura di Europeisti o Sovranisti  per capire la situazione europea e italiana attuale figlia delle scelte passate,  e ovviamente della nostra guida Conto in Svizzera  (incluse le due guide per la dichiarazione fiscale) acquistabile tramite Paypal.

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