Negli ultimi anni diversi istituti europei, soprattutto quelli digitali, hanno introdotto conti correnti e di deposito con Iban italiano, pur mantenendo la sede legale in un altro Paese dell’Unione europea. Una novità che ha semplificato la vita a molti risparmiatori, ma che ha anche sollevato dubbi su come gestire correttamente la tassazione e gli obblighi di monitoraggio fiscale.
Uno dei casi più frequenti riguarda le banche lituane o estoni che operano in Italia tramite passaporto europeo, come Revolut o altre fintech. A queste aggiungo la banca tedesca N26. Un lettore chiede:
“A quale forma di tassazione è soggetto un conto di deposito lituano con Iban italiano e giacenza inferiore a 15mila euro? Va compilato il quadro RW del modello 730?”
L’Iban italiano cambia tutto
La risposta è chiara: se il conto è dotato di Iban italiano, non va dichiarato nel quadro RW.
Infatti, con l’adozione dell’Iban nazionale, la banca estera che opera in Italia assume il ruolo di sostituto d’imposta, come un qualsiasi istituto italiano. In altre parole, il conto è considerato fiscalmente “italiano” a tutti gli effetti, anche se la sede della banca si trova all’estero.
Questo significa che il titolare non deve effettuare il monitoraggio fiscale (obbligatorio solo per attività e conti detenuti all’estero) e non è tenuto a versare l’Ivafe, l’imposta sul valore delle attività finanziarie estere.
Si paga solo l’imposta di bollo ordinaria
L’unico onere previsto è la consueta imposta di bollo di 34,20 euro annui, applicata sui conti correnti con giacenza media superiore a 5.000 euro.
Tale importo viene prelevato direttamente dalla banca, che provvede al versamento all’erario come sostituto d’imposta.
Di conseguenza:
- nessun quadro RW nel modello 730 o Redditi Persone Fisiche;
- nessuna Ivafe da versare;
- solo l’imposta di bollo, gestita automaticamente dall’istituto.
Attenzione ai conti con Iban estero
Diverso è il caso dei conti con Iban non italiano (ad esempio LT, DE, IE, ecc.), anche se intestati a residenti italiani. In tal caso il titolare deve:
- compilare il quadro RW per il monitoraggio fiscale, indipendentemente dall’importo;
- versare l’Ivafe (pari allo 0,2% annuo o 34,20 euro per i conti correnti).
- nel caso di interessi compilare i relativi quadri e calcolare/pagare le tasse dovute.
Tutto come indicato nelle guide fiscali conto estero.
L’introduzione dell’Iban italiano da parte delle banche europee rappresenta una semplificazione concreta per i clienti residenti in Italia:
non solo elimina gli obblighi di dichiarazione nel quadro RW, ma assicura anche una gestione automatica delle imposte da parte della banca.
In sostanza, chi possiede un conto di deposito o corrente con Iban italiano, anche se aperto presso una banca con sede all’estero, può considerarlo a tutti gli effetti un conto “domestico”, con la stessa tassazione e gli stessi adempimenti previsti per gli istituti italiani.