Nel precedente articolo abbiamo riportato alcune notizie prese dai quotidiani nazionali, in particolare Il Sole 24 Ore (più attento all’economia e ai temi internazionali), evidenziando i rischi per l’Italia nel 2018.
Può apparire strano parlare di rischi in una situazione di tranquillità come l’attuale. Ma è in questi momenti che occorre avere una visione più lunga, visione che non è facile farsi in Italia dove, per consuetudine, non arrivano le cronache di finanza internazionale. A dire il vero questa volta vari quotidiani nazionali qualche notizia l’hanno pubblicata (e lo vedremo in questo articolo), ma in Italia, se non se ne parla in tv , per l’italiano medio la notizia non esiste.
Nel precedente articolo abbiamo discusso del post elezioni in Germania e della politica di rigore che sembra prendere sopravvento in Europa. Lo dimostrano le parole dei ministri tedeschi, lo dimostrano le nuove regole proposte dalla BCE che colpirebbero in particolare le banche italiane (la Stampa segnala come con le nuove regole le banche italiane dovranno accantonare oltre un miliardo di perdite. Con il rischio che alcune banche, già in difficoltà come MPS e Carige, non reggano).
A chiusura dell’articolo della Stampa si cita il caso del fondo speculativo Bridgewater Associates che ha scommesso oltre 700 milioni di euro sul ribassi delle banche italiane. Segno che i mercati, come nel 1992 e nel 2011, hanno trovato nell’Italia, nella sua politica e nelle sue banche, il punto debole da aggredire per far soldi. In realtà infatti non è solo il fondo Bridgewater ad aver aperto posizioni corte (puntando sul calo delle quotazioni) sulla Borsa italiana e in particolare le banche. Ne parla anche Bloomberg, uno dei principali organi di informazioni finanziarie, un riferimento per gli investitori istituzionali.
E lo dice senza tanti giri di parole anche il Sole 24 Ore:
Da quando la Bce ha preso di nuovo di mira le banche con la storia degli Npl, c’è da più parti la sensazione che l’Italia stia per finire di nuovo nel mirino. Di alcuni paesi forti, e dei mercati.
Del resto il rischio Italia 2018 torna spesso sui giornali finanziari internazionali visto che nel 2018:
- terminerà il cosiddetto Quantitative Easing della BCE con conseguente aumento dei tassi di interesse e dello spread. Ma soprattutto, non ci sarà più protezione per i titoli di Stato e di conseguenza le banche italiane che ne detengono la maggior parte;
- finirà il mandato di Draghi alla BCE, sostituito probabilmente da un rappresentante della politica di austerity e rigore;
- ci saranno le elezioni politiche italiane il cui esito sarà verosimilmente l’ingovernabilità.
Il rischio di trovarsi con un governo tecnico, pure di minoranza, costretto a fare riforme e tasse pilotato dall’Europa è quindi fortissimo. L’alternativa è colpire i detentori di titoli italiani e in ultimo i correntisti.
Per tale ragione è utile aver pronta una via di uscita qualora le cose si mettessero male e occorra difendersi da fallimenti, tasse e patrimoniali. C’è chi si tiene i soldi in casa o ricorre all’oro fisico, soluzioni buone ma rischiose. Vanno bene infatti per importi limitati, ma non si possono tenere grossi capitali a rischio furto (ed escludo di tenerli nelle cassette di custodia delle banche italiane, i cui accessi sono monitorati).
Il concetto lo abbiamo ribadito più volte. L’ideale è avere una sorta di assicurazione e la cosa che più ci somiglia è un conto all’estero dove spostare prontamente i capitali nel momento del bisogno, come hanno fatto nel recente passato gli abitanti più furbi e intelligenti di Grecia e Cipro. Il conto in Svizzera è sempre la migliore soluzione per proteggersi da future crisi, una protezione a basso costo. Perché rischiare quando, come ben spiegato nella guida, il conto ti può costare zero o poco più?!