Tassazione Previdenza Complementare estera

tasse previdenza complementare esteraScopri le ultime novità sulla tassazione delle prestazioni delle forme di previdenza complementare estere rispetto a quelle italiane e le implicazioni fiscali che comportano.

Confermata la Tassazione Discriminatoria
Il Consiglio dell’Unione Europea ha confermato la tassazione discriminatoria delle prestazioni delle forme di previdenza complementare estere rispetto a quelle italiane. Questo riguarda specificamente due tipi di piani pensionistici inglesi: il Self invested personal pension (Sipp) e l’International pension plan (Ipp).

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Dichiarazione nel quadro RW – attenzione ai dettagli

quadro rw 2024Nella guide fiscali allegate a Conto in Svizzera spieghiamo come dichiarare i conti e gli investimenti all’estero (non solo in Svizzera), in particolare la compilazione dei quadri RW (monitoraggio fiscale e Ivafe), RM (interessi e dividendi), RT (plusvalenze). Per chi ha solo il conto corrente indichiamo anche la possibilità di non dichiarare, rimanendo sotto le soglie di legge. Su queste soglie e su altri dettagli però in Internet si leggono molte informazioni sbagliate che possono portare a gravi errori. Per es. non è detto che rimanendo sotto la soglia dei 5.000 euro di giacenza media non si debba dichiarare il conto, va fatta infatti una valutazione complessiva.

Non parliamo poi di chi ha soldi su paypal (sede in Lussemburgo, quindi all’estero), investimenti presso società come Trade Repubblic, Revolut o DeGiro,  o possiede Bitcoin (ricordo che con la nostra guida c’è anche la guida alla tassazione delle criptovalute). Si tratta sempre di capitali all’estero che vanno dichiarati. Per investimenti e cripto anche se si possiedono poche centinaia di euro.

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Aumento tasse sui conti esteri?

Tassazione conti correnti esteroDalle bozze della nuova manovra finanziaria sembra spuntare anche un aumento delle tasse sui conti e gli investimenti all’estero. Lo stesso Corriere della Sera riporta di un aumento dell’Ivafe dallo 0,2% allo 0,4%. Un raddoppio quindi. Ma quanto c’è di vero e preciso?

Invitiamo sempre a prender con cautela titoli di giornali, soprattutto su argomenti come leggi ancora in discussione. Vale per tutto il mondo e in Italia in particolare i titoli sono spesso fuorvianti non solo o tanto per malafede ma proprio per incompetenza. Cerchiamo quindi di chiarire il punto che ha allarmato alcuni lettori di Conto in Svizzera.

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Sanatoria criptovalute entro il 30 settembre

La sanatoria delle criptoattività – o, meglio, delle criptovalute – avrà effetti sulla compilazione del quadro RW relativo alla dichiarazione dei redditi per il periodo d’imposta 2022. In base al dettato normativo (comma 138 e seguenti dell’articolo 1 della legge di Bilancio 2023), possono formare oggetto di regolarizzazione «le criptoattività detenute entro la data del 31 dicembre 2021 nonché i redditi sulle stesse realizzati».

Il recente provvedimento (n. 290480/2023) del direttore dell’agenzia delle Entrate  ha disciplinato il contenuto, le modalità e i termini dell’istanza di emersione, possono essere sanate solamente le criptoattività rappresentate da criptovalute, comprese quelle oggetto e/o derivanti dall’attività di staking (oltre ad eventuali redditi non dichiarati derivanti dalle altre criptoattività).

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L’uscita della Svizzera dalla black list non ha effetti retroattivi

Per via del nuovo accordo Italia-Svizzera del 23 dicembre 2020 sulla fiscalità del lavoro dei frontalieri, ratificato dall’Italia con legge 83/2023 cui ha fatto seguito il Dm 20 luglio 2023, la Svizzera è stata esclusa dall’elenco degli Stati a regime fiscale privilegiato ai fini Irpef ex Dm 4 maggio 1999 (cosiddetta lista paesi Blacklist). In base all’articolo 12, comma 3, della legge 83/2023, “l’efficacia delle modifiche … decorre dal periodo d’imposta successivo a quello in corso alla data di pubblicazione del suddetto decreto … Restano ferme tutte le disposizioni dell’ordinamento nazionale applicabili fino al periodo d’imposta in corso alla data di pubblicazione del decreto … nonché ogni attività di accertamento effettuata in conformità a tali disposizioni”.

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Dichiarazione fiscale conti esteri 2022 – guide aggiornate

Da ieri, lunedì 23 maggio 2022, è disponibile la dichiarazione precompilata sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Parte quindi il periodo delle dichiarazioni fiscali e contemporanemanete pubblichiamo gli aggiornamenti fiscali del 2022. Come di consueto abbiamo aggiornato sia la guida generale Dichiarazione Fiscale che quella dedicata all’Ivafe sui conti e gli investimenti all’estero.

Rispetto all’anno scorso non ci sono novità. In particolare nulla cambia per la dichiarazione degli investimenti sul  dossier titoli estero. Si parla da anni di una semplificazione ma ovviamente non era pensabile ottenerla ora viste le tante altre priorità determinate dal periodo pandemico e economico.

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Novità dichiarazione fiscale 2021 conti e investimenti all’estero

dichiarazione fiscale 2021Sono sempre di più gli italiani che devono, pure inconsapevolmente,  fare la dichiarazione fiscale degli investimenti e dei conti correnti detenuti all’estero. Dico inconsapevolmente perché oggi ci sono diversi strumenti e servizi offerti da società all’estero, ma chi li utilizza a volte non sa che c’è l’obbligo di dichiarazione fiscale. Mi riferisco per esempio a tutti coloro che fanno trading tramite società come Interactive Brokers o DeGiro, oppure a chi opera sul Forex con eToro, Avatrade, Plus500, IcMarkets etc.  O chi detiene criptovalute come Bitcoin, Ethereum etc.  O anche a chi detiene un conto di Banca N26 con iban tedesco. Le fattispecie oggi sono veramente tante. Ovviamente includono coloro che hanno un normale conto corrente, con eventuali servizi di investimento annessi, in Svizzera, Inghilterra, Malta … o anche uno dei paesi dell’Unione Europea.

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Rischio patrimoniale dopo il coronavirus?

Nell’ultimo articolo ti abbiamo spiegato di prepararti alla fase 2 di questa crisi sanitaria, vale a dire il momento in cui si dovranno far i conti con la situazione economica e con il bilancio pubblico.  Ovviamente ora non se ne parla perché altre sono le urgenze, anche se proprio un ministro italiano ha affermato che si dovranno far pagare più tasse ai ricchi, anticipando quello che sarà il mantra del post crisi e proprio ieri altri due parlamentari hanno rispolverato il tema della patrimoniale per i ricchi.

Del resto già a fine 2020, con la prima finanziaria, l’Italia dovrà far pressoché da sola visto che gli aiuti europei (salvo accettazione del Mes) non saranno pronti. Le stime sui Pil, per quanto raffazzonate possono essere ora, dicono una cosa chiara: la maggioranza dei paesi europei recupererà nel 2021 buona parte della perdita del 2020. La principale eccezione sarà l’Italia, che parte pure da una posizione di svantaggio. Ora tutti pronti ad aiuti di facciata ma immaginatevi quando Germania, Olanda etc. saranno tornati alla “normalità”.  Si tornerà a guardare all’Italia come al malato che mette a rischio l’Europa e deve esser guidato nel seguire le cure.  Sono due i motivi principali per i quali i tedeschi e non solo guardano con sospetto agli aiuti all’Italia:

  1. temono, e non a torto, che quei soldi siano sprecati o comunque usati per forme di assistenzialismo come redditi di cittadinanza, bonus vari senza controlli etc (e i primi interventi non fanno che confermare questi dubbi);
  2. gli è stato detto più volte che gli italiani hanno una ricchezza finanziaria superiore alla loro (in realtà non è vero, ma il messaggio è questo).

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Capitali italiani all’estero nel quadro RW

In un recente articolo il Sole 24 Ore  segnalava come, per la prima volta negli ultimi quattro anni, la ricchezza ufficialmente posseduta all’estero dagli italiani sia scesa sotto i 200 miliardi. Il totale degli asset indicati nel 2018 nelle dichiarazioni dei redditi (quadro RW) si ferma a 174,9 miliardi, cioè 43,5 miliardi in meno su base annua (-20{cfaa4a40fd1a60bc21675abdbe42038c1fd85cb1b875307fe9a29967d6ec50ce}). Probabile però che una parte di questi capitali siano finiti come contante o oro nelle cassette di sicurezza di cui parliamo anche nella guida Conto in Svizzera.   Anche perché gli indicatori mostrano che i flussi – leciti e illeciti – di capitali verso l’estero non si sono fermati.

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